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al testo proposto da Franco Bonvini
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Ciò che elegantemente si fregia del titolo di "ragionevole" è quasi sempre la vile ripetizione di abusati schemi. Non c'è mai coraggio nella esternazione di frasi e concetti fatti, quali gli argomenti ragionevoli quasi sempre sono. L'unico valore della ragionevolezza è la praticità. La ragionevolezza è pratica poiché fondamentalmente condivisa, almeno dagli esseri umani pensanti. Gli esseri umani reagenti, quelli che non pensano ma semplicemente reagiscono all'ambiente come qualsiasi tropismo, non ci interessano e neanche noi interessiamo loro, tanto è vero che certo non stanno leggendo o percependo altrimenti queste parole, poiché essi non leggono altro che qualche titolo qua e là. Ci piace pensare a noi come agli umani pensanti, e se non è vero che ci piace, è tuttavia vero che ciò piace a me, e lo dico senza timori. E tra gli umani pensanti l'argomento della ragionevolezza gode di qualche credito di troppo. Non equivochiamo. A me piace la ragionevolezza. E' utile. Ma la critico perché è noiosa, e soprattutto perché ci inganna. E' noiosa perché ripete alla morte i propri dogmi, sostenuti dalla propria natura ragionevole. La ragionevolezza suggerisce di pensare, quando si scrive, ai lettori ai quali ci si rivolge, per risultare ad essi comprensibili, nonché piacevoli o spiacevoli a seconda delle proprie intenzioni, tralasciando come se non fosse importante il concetto della propria totale e cosmica libertà nello scrivere, invece, assolutamente qualsiasi cosa ad uno venisse in mente, con totale disinteresse per chi o per cosa un giorno leggerà tali frasi oppure no. Nel momento in cui si tiene un qualsiasi conto di chi leggerà quanto si scrive, ecco che si è commerciali. Si cerca di smerciare il proprio pensiero ad altri, poco importa se sia in cambio di denaro o di approvazione, due diverse valute del medesimo atteggiamento mercantile.
Chi si vuole mettere a scrivere soltanto per sé deve però evitare di contarsi la balla di volere scrivere soltanto per sé quando segretamente invece spera che qualcuno poi legga quanto lui avrebbe scritto soltanto per sé, e mostri magari anche di apprezzarlo. In questo caso l'autore è un insicuro oppure un vile, e probabilmente andrà in contro a brucianti frustrazioni.
Se si è scritto qualcosa soltanto per sé di sicuro non si tiene in nessun conto il giudizio che altri possano o vogliano esprimere di tale scritto. Se non gli piace sono affari loro. E se gli piace anche. Se si tiene in conto il giudizio altrui, non si è scritto per sé. Si è scritto in modo ragionevole e mercantile, senza per "mercantile" intendere alcunché di negativo. Se avessi voluto dimostrare che veramente non me ne frega niente di chi stia leggendo queste righe, avrei dovuto essere ancora più caotico ed incomprensibile e sconclusionato di quanto io sia comunque ugualmente in parte stato. Avrei dovuto scrivere... be' insomma, fare un sacco di cose che adesso non mi vengono in mente e non ho nessuna voglia di sforzarmi perché effettivamente non me ne frega niente. Il fatto che io non abbia fatto tutto ciò (qualsiasi cosa questo "tutto ciò" sia o possa essere), dimostra quindi che coerentemente io non volessi per nulla dimostrare che non me ne frega niente come effettivamente non me ne frega, e dimostrandolo inevitabilmente distrugge ed annulla contemporaneamente il valore di tale dimostrazione, e distruggendola la ripristina, così ridistruggendola e ripristinandola per una quantità infinita di volte, come in ogni buon paradosso che si rispetti possibilmente avviene oppure no. Insomma, per novanta persone che giustamente giudicherebbero quanto da me sinora vergato contorto vaniloquio di neanche eccelsa fattura, sono pronto a scommetterci che una decina di folli o pochi di meno insorgerebbero contro tal giudizio, con argomentazioni che non m'interessano e quindi non ne parlerò qui. Quindi, se fate parte dei novanta, siate a me grati di avervi ora reso il conforto della conferma che siete perfettamente normali, solidamente contenuti nella maggioranza che come c'insegnano ha sempre ragione. Se fate parte dei dieci, siate a me grati per i motivi che perfettamente sapete da soli, senza che ve li debba ripetere io.
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